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Provate ad immaginare un’ordinaria sera di lavoro in una questura di Milano dove una ragazza minorenne accusata di aver rubato tremila euro è trattenuta in stato di fermo. All’improvviso irrompe sulla scena la telefonata del potente di turno il quale in maniera più o meno esplicita intima ai poliziotti di rilasciare immediatamente la ragazza e di affidarla alle cure amorevoli di una sua conoscente.

Il tutto costituisce o no un pretesto per il cittadino di uno stato democratico prima e per il giornalista poi  per reclamare la verità su come realmente si siano svolti i fatti?

Se a ciò poi si aggiunge che il potente di turno si ipotizza essere il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, la minorenne in stato di fermo e poi liberata un’ospite fissa delle sue serate condite di dopocena più o meno lascivi e la balia a cui viene affidata, un’ex showgirl venticinquenne e attualmente consigliere regionale del pdl ciò rappresenta un’attenuante o un ulteriore motivo affinchè si faccia chiarezza?

 

La risposta ad entrambi i quesiti l’ha fornita Berlusconi in persona: «Sono una persona di cuore,  non mi occupo di spazzatura mediatica. Ho soltanto indicato una persona a cui poteva essere affidata la ragazza»

Il popolo della destra grida all’ennesima inchiesta voyeuristica ad personam mentre l’opposizione  a corto di idee e programmi si arrampica sugli specchi evidenziando ancora una volta la dubbia moralità del premier. La magistratura nel frattempo pare indaghi sugli uomini a lui più vicini  nelle sue serate trasgressive: Emilio Fede e Lele Mora oltre che su Nicole Minetti la balia di cui sopra. Per tutti ci sarebbe l’accusa di favoreggiamento e induzione alla prostituzione. Secondo gli inquirenti sarebbero stati loro a introdurre la ragazza nell’entourage del Cavaliere.

 

Che la vita privata delle persone con incarichi istituzionali, sia assolutamente inviolabile è una verità talmente ovvia e più volte reclamata che il ripeterlo sembra perfino banale ma che essa assuma una valenza diversa allorquando si mescoli con l’interesse pubblico fino ad incarnarlo lo è altrettanto se non di più.

Il premier di uno dei Paesi occidentali più evoluti che si premura di interferire con altri poteri dello Stato per riservare un trattamento di favore ad una minorenne di non proprio difficili costumi e abituale frequentatrice dei suoi sabba notturni, è un fatto, indipendentemente se penalmente rilevante o meno, che non può passare sotto silenzio.

 Ne va dell’onorabilità dell’istituzione che rappresenta oltre che della salvaguardia della dignità di un popolo che ancora sia degno di definirsi tale.

 

Raffaele de Chiara

 

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