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Posts Tagged ‘Sindaco di Bologna’

Sesso e potere un leitmotiv che da sempre stuzzica la fantasia degli astanti e avvelena la vita politica della comunità. 

L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda Flavio Delbono e Cinzia Cracchi, sindaco dimissionario di Bologna il primo, sua ex segretaria ed amante la seconda. Delbono, durante il suo precedente incarico da vice presidente della Regione, stando a indiscrezioni trapelate dai palazzi di giustizia, avrebbe foraggiato le voluttà economiche della sua compagna con denaro pubblico.

 

La magistratura farà il suo corso e stabilirà se vi sono o meno responsabilità penalmente rilevanti. Frattanto però Delbono, travolto dalla bufera politica giudiziaria si dimette, eccesso di zelo secondo la maggior parte    degli    esponenti democratici, dimostrazione indiretta dell’immoralità della sinistra secondo la maggioranza di governo.

Tentare un’analisi che tenti di andare oltre i soliti luoghi comuni è come al solito opera improba in un Paese che a furia di confrontarsi con l’anormalità dei comportamenti è divenuto esso stesso vittima della sua latente schizofrenia.

Da una parte il Pdl soggiogato dal suo atavico garantismo ad oltranza, Berlusconi  con i suoi innumerevoli processi in corso docet, grida allo scandalo Delbono visto come emblema dell’ipocrisa sinistroide. Dall’altra il PD sempre pronto ad ergersi a campione di coerenza e saggezza, il caso Marrazzo in primis, che sottolinea come le dimissioni di Delbono siano state in qualche modo eccessive.

A pochi è venuto in mente che l’uscita di scena dalla vita pubblica di un soggetto sospettato di peculato sia semplicemente un atto dovuto.

Una forma di rispetto non solo per la comunità ma anche verso se stessi. Come si può pensare di continuare ad amministrare con serenità la cosa pubblica quando si è nel contempo imputati per reati in qualche modo connessi con la propria regressa attività politica? Qual è l’esempio che quest’Italia sciatta e edonista, ipocrita e voluttuosa,  trasmette ai giovani?

Ancora una volta il potere che da mezzo diviene fine, il piacere che da ricompensa si trasforma in scettro per forgiare il dovere, la res pubblica da unico punto di riferimento del proprio agire che muta in fastidioso impiccio.

Io che agli arzigogoli logici della politica ho sempre preferito la spontaneità del sogno e l’innocenza della speranza, io che al fetido realismo ho sempre contrapposto il fascino utopico di una società di uguali, io che spinto dall’entusiasmo della prima maturità ho cercato continuamente di volgermi fiducioso al futuro e non  al passato, dico basta.

Basta con la politica dell’ultilitarismo condito di edonismo, basta con l’ipocrisa  e il trasformismo delle idee, basta con il mercimonio dell’intelletto.

Ho voglia di coerenza; ho voglia di un futuro migliore.

 

Raffaele de Chiara

*Pubblicato anche da

“Il MATTINO”  del 03/o1/2010 Rubrica  Lettere

dal sito web di  “Oggi” Rubrica  C’è Posta per noi

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